Mi rendo conto che nel virtuale tutto deve essere di impatto e di veloce visione, ma sfido questo modo di interpretare l'approccio e inserisco qui, in questa pagina tre racconti che Vi consiglio vivamente di leggere.
Continua dunque la personale di CARLA CASTELLANI con alcuni racconti estrappolati dalla presentazione di
CONCORSO
"VOCI DI DONNA - UN RACCONTO A 30 RIGHE
Anche in questa caso le immagini sono le stesse che Carla ha utilizzato per il suo sito.
LA BAMBOLA
Era solo una vecchia bambola con il corpo di stoffa imbottito di segatura e il visetto di cartapesta. Misera bambolina di una bambina povera, consumata dal tempo e dalle troppe carezze.
Già malandata, l’aveva trovata nel pacco dei vestiti smessi che di tanto in tanto arrivavano da parte di una zia benestante, a rimpinguare lo scarso guardaroba della famiglia. E quella bambola sciupata, ripudiata dalla sua cuginetta che certamente aveva di meglio con cui giocare, era apparsa ai suoi occhi come un tesoro prezioso.
Sua madre, dopo averla ripulita, le aveva sostituito lo sbrindellato abito di seta rosa, confezionandole un grazioso abitino di cotone a fiori con gli avanzi di un vecchio vestito, e aveva nascosto in una cuffietta celeste i pochi ciuffi di stoppa biondastra residuati dell’originaria capigliatura a boccoli. Poco o nulla invece aveva potuto fare per sistemare il naso irrimediabilmente schiacciato, su un visetto su cui spiccavano immobili occhioni blu dalle lunghe ciglia disegnate. Ma che importava? A lei, che l’aveva amata fin dal primo sguardo, appariva bellissima.
Non ricordava di averle mai dato un nome, che un nome sarebbe forse servito a distinguerla fra altre bambole, ma lei non aveva altre bambole con cui confonderla.
Sua amatissima compagna di giochi, era secondo i casi la figlioletta per la quale preparava la pappa con intrugli di acqua, erbe e terra, la scolaretta a cui, fungendo da maestra, ripeteva le nozioni imparate a scuola, ma soprattutto era la sorellina che lei, figlia unica, avrebbe tanto desiderato avere. Era stata la muta confidente di tutti i crucci e di tutti i sogni della sua infanzia, e per tutta l’infanzia l’aveva accompagnata, consumandosi e sciupandosi sempre più.
E un giorno scomparve, insieme alla scatola che conteneva i suoi pochi balocchi.
Suo padre aveva deciso che era ormai troppo grande per giocare e aveva gettato tutto nella scarpata che in paese fungeva da discarica.
Ma lei … lei aveva soltanto undici anni!
--------
Te ne sei andata a dicembre.
Hai detto: “E’ giunto il tempo per me di lasciare il mio caldo nido. Devo provare a volare da sola.”
Ho annaspato in cerca di un appiglio, un breve, inutile rinvio: “Aspetta almeno che sia passato Natale …” ti ho supplicata.
“Vorrei - hai risposto - ma il mio amore è impaziente, e mi aspetta”.
Hai impacchettato un po’ delle tue cose, senza dimenticare, ovviamente, il piccolo cuscino piatto che fin da piccina ti ha accompagnata nel sonno, senza il quale non sai addormentarti.
Un lungo, convulso, silenzioso abbraccio ha segnato il distacco.
Furtivamente ti ho fatto scivolare in tasca la chiave di casa, che avevi lasciato sulla consolle dell’ingresso.
Trovandola, avrai certo compreso il mio tacito messaggio: “Questa sarà sempre la tua casa, il rifugio dove tornare, quando e se lo vorrai”.
A lungo sono rimasta a fissare il punto dove la tua vetturetta bianca è scomparsa, inghiottita dalla bruma invernale.
Oltre i vetri il mare mugghiava furioso, spiaggiando detriti.
Carica di aspettative, e forse un poco spaventata, tu iniziavi il tuo viaggio verso una vita autonoma.
Io, nella stanza ormai invasa dalle ombre della sera, rotte a tratti dalle luci intermittenti dell’albero di Natale, cercavo di metabolizzare il distacco, mentre continuavano a girarmi nella mente questi versi di Emily Dikinson:
“Non sapendo quando l'alba possa venire lascio aperta ogni porta, che abbia ali come un uccello oppure onde, come spiaggia …”
Spero con tutto il cuore che le tue giovani ali possano sostenere per sempre, sicuro e felice il tuo volo, ma … dal giorno che sei partita, non ho più messo il chiavistello alla porta.
-------
Racconto selezionato per la lettura pubblica
Concorso "Voci di donna - Un racconto in 30 righe" 2009
Comune di Ravenna Circoscrizione di Piangipane
Svegliati Ginetta!” La voce perentoria della nonna, oltrepassando le barriere del sonno, frantumava l’ultimo sogno, che si dissolveva come una bolla di sapone, mentre la luce che entrava dalle imposte spalancate con foga, le feriva gli occhi.
Quando a svegliarla era la mamma il risveglio era meno traumatico, ché lei la svegliava con un bisbiglio e una carezza lieve sui capelli, e delle imposte apriva appena uno spiraglio, permettendole di abituarsi con gradualità alla variazione di luce. Ma anche in questo caso il sogno svaniva, lasciandole la vaga sensazione di essere stata defraudata di qualcosa che le apparteneva.
Ah come avrebbe voluto, almeno una volta, potersi svegliare con calma, quando il sonno avesse compiuto il suo tempo e il sogno fosse giunto a termine. Ma anche i bambini, nell’economia della famiglia contadina, avevano ben precise mansioni da svolgere e non era permesso poltrire nel letto
E tanti erano stati i sogni interrotti, nel corso della sua vita, come quando, ormai ragazza, a svegliarla non erano più le voci della nonna o della mamma, ma il rombo minaccioso dei bombardieri o il fragore delle bombe.
In seguito, a strapparla al sonno, era stato il pianto dei suoi bambini e poi, per molti anni, il trillo insistente della sveglia, ché l’aspettava il lavoro in fabbrica.
E’ di nuovo una voce umana ora, una voce maschile, bassa e autorevole, quella che sta cercando di violare la barriera del suo sonno: “Apri gli occhi Ginetta! Svegliati!”
“No! - vorrebbe rispondere lei - Lasciami dormire!”. Ma il grosso tubo che da alcuni giorni si perde dentro la sua gola le impedisce di parlare. Allora stringe con forza gli occhi e, con determinazione, si aggrappa al suo sogno: è un bel sogno, e stavolta non permetterà a nessuno di portarglielo via.
La voce finalmente tace e mentre i picchi del diagramma, sul monitor a capo del letto, si trasformano in una linea piatta, Ginetta continua ad avanzare verso la luce che illumina l’orizzonte, sulla verde prateria fiorita del suo ultimo sogno.
-------
Racconto selezionato per la lettura pubblica
Concorso "Voci di donna - Un racconto in 30 righe" 2010
Comune di Ravenna Circoscrizione di Piangipane
(dipinti prelevati da internet : Grenze , Russel, Picasso)
...E NON FINISCE QUI...
Ciao Carla! Li avevo gia' letti ma mi sono di nuovo commossa con il viaggio e Ginetta specialmente!Un bacione grazie!
RispondiEliminaUna penna di tutto rispetto. Molto coinvolgenti.
RispondiElimina"Il viaggio" me lo son letta tre volte.
Questi brevi racconti, sono piccoli e preziosi per atmosfera ed emozioni sprigionate in accurate e allo stesso tempo semplici parole... veramente belli!!
RispondiEliminaE' difficile sceglierne uno perchè sono tutti ben resi ed ognuno un piccolo mondo!!
Conquistano per delicatezza!!
Le poesie e i racconti che accompagnano le opere sono molto belle ti senti attratto e per un attimo ti coinvolgono...sinceri complimenti!!
RispondiEliminaRita cara...le letture, come la musica, coma la pittura anche se conosciute sono sempre emozioni se scritta col cuore, e tutto qui di Krilu' è scritto col cuore.
RispondiEliminaciaooo, buona giornata
Brava Sandra....un bacio
RispondiEliminaLascio a Krilu' risponderti Bruna-Aruna. bacio grande
RispondiEliminaMarioooo ciaooo!!!
RispondiEliminaE' stupendo legggerti!
(Krilu'- Mario è un bravissimo pittore sardo del quale parlerò più avanti).
Sei stato caro ad affacciarti, soprattutto a scrivere un tuo pensiero.
ciaooo ed a presto e complimenti sempre per le tue opere pittoriche (sai che ti ammiro per la tua variante-cromatica)
ciaooo, se vuoi torna.
Parole che bussano delicatamente alla porta del cuore, una lettura trasportante abbinata a dei soggetti di una delicatezza quasi irreale. Che magnifica sensazione lasciarsi trasportare in questo mondo di fiaba....vorrei non dover ritornare agli impegni quotidiani. Complimenti.
RispondiEliminaGemma
complimenti Gemma per il "bel scrivere"!
RispondiEliminaErika mi ha avvertita che presto spedisce..se magari mi dà una conferma quando arriva...!?
salutoni.
Thelma, Sandra, Bruna, Carla, Mario, Gemma, che posso dirvi? solo un grande GRAZIE!
RispondiEliminaMi ero ripromessa di rispondere sempre singolarmente ad ogni commento che avessi ricevuto su questa mia vetrina, ma davvero non so più trovare parole non banali per esprimere il senso di grande riconoscenza che provo nel leggere i vostri giudizi, per me così lusinghieri.
Mi auguro che avrete la pazienza di seguirmi fino alla fine di questa personale.
Un abbraccio a tutti.
"il viaggio": l'amore eterno ed incondizionato che solo una persona nella nostra vita è in grado di donarci, sempre, comunque e ovunque andiamo...
RispondiEliminaGrazie krilù
@ Erika azzarello = Anche a te un grosso GRAZIE Erika: sei molto cara a seguirmi con tanta attenzione e partecipazione. Ti abbraccio!
RispondiEliminaciaoo Erika. bacione.
RispondiEliminaCiao Krilù... un po' per volta cerco di leggere tutto. Oggi ho letto "la bambola", "Il viaggio" e "il sogno". Non trovo le parole... ti dico solo che, specialmente "il sogno", mi ha commosso profondamente. "La bambola" mi ha ricordato una persona a me molto cara... una persona a cui l'infanzia è stata rubata un po' troppo presto, proprio come la bimba del tuo racconto. Ho letto la tua risposta al mio commento precedente che eri tu una delle due ragazze che ricamavano sotto il melo,e così ho apprezzato il tuo racconto ancora di più. Posso chiederti se la bimba con la bambola eri tu?
RispondiEliminaCiao Krilù!
Ciao Giada, ti sono grata del tuo interesse per queste mie pagine.
RispondiEliminaCome hai giustamente arguito, si, la bimba con la bambola ero io; un episodio che mi addolorò moltissimo, se a distanza di cinquant'anni ne rammento ancora la ferita. Ma questo non deve far pensare a crudeltà d'animo da parte del mio papà: era solo che 50 anni fa in campagna si cessava presto di essere bambini.
Ciao Giadina.