SEMPRE TRATTE DA
"LA GIOVINEZZA NON MUORE"
EDITO TABULA FATI
finito di stampare nel luglio 2009
(prezzo di copertina euro 7,00)
La luna e la croce
L’antichità del tempo e le stagioni
stornano il vento dalle sue dimore.
Così, di polline
s’irrora la passione
che inebria l’eredità del mondo.
E il suolo si satura di embrioni
che dilatano il crepitare occulto
della fertilità del suolo.
Quest’amplesso che anima il creato
e accerchia della vita il sentimento
s’espande nello spazio
della fecondità, grata sorella
alla estrema solitudine del cuore.
E aduna nell’azzurro il suo stupore.
*
Per questo la vita e il destino umano
tracciano la presenza
sotto la chiarità invisibile degli astri.
E un Dio navigatore del silenzio
ci avvolge nell’essenza del mistero
che dona plenitudine d’amore.
Così disvela
nella piagata Carne del dolore
l’illimite follia della Passione.
*
L’uomo,
dalla assidua sua soglia del tormento,
sciolto dal suo possesso
indenne s’inoltra all’esistenza.
Egli ascolta — dal profondo silenzio
della vita, da lontananze impervie
alla memoria, nel buio ancestrale
della notte — il passo suo
battere ossessivo sul selciato.
*
E la Luna e la Croce
— dall’oltre del pensiero, dal centro
dell’intimità smarrita nella mente —
diffondono il lamento nella serenità
di un cielo che sovrasta
le nenie e le canzoni dell’amore.
La giovinezza nascosta
Ma non doveva forse
quest’aria e il vento
accogliere la tempesta
dei tuoi passi?
*
Oggi discende ancora dai crinali
della voce, leggero come l’onde,
il crepitare di tanta percezione
della calma diffusa sotto il cielo.
La tua parola
— superba nell’altezza
d’una semplicità che uccide —
reca piena con sé l’attesa
e il riscatto dell’umano assenzio.
*
Non muore mai, non muore
la giovinezza nascosta / dentro il cuore
quando piena s’accende l’espansione
dello spirituale soffio dell’eterno!
Poiché tu hai inondato con l’ardore
il fondo, l’anima
che si stringe alla speranza.
Hai rimosso
ogni consuetudine del cuore
avversa alla novità del cielo.
Vivere…
… dove l’aspetto delle cose si rinnova
e il desiderio trasforma in leggerezza
la produzione e il senso originario;
dove l’ispirazione sorge a celebrare
la calma diffusa nella serenità
dell’esistenza rivolta al compimento
del suo bene;
dove il segno e lo spirito del mondo
spandono nello spazio
dolce il sapore dell’offerta e il sonno
della morte ristora l’assopita
penombra della sua risurrezione;
dove il vincolo eterno della pace
lievemente trastulla la sua ombra
nel ricordo del cedimento della vita
e del rancore trascorso
nello spazio della sua disattenzione;
dove l’amore eradica
— dal nucleo interiore della terra —
in tanta dissipazione della felicità,
l’orrido fondo scavato negli abissi
per l’essere soccorsi in questo andare
da tanta profusione dell’immenso.
Resa dell’immaginazione
Parlare l’uomo. Leggere
l’uomo nello sgretolamento
della abiezione sua
o nell’accumulo di angelici detriti.
L’uomo sorpreso in suolo oscuro
fremente di passioni;
o dentro un vento leggero,
attraversato dalla soavità di Dio;
nell’impercettibile sostanza
che giunge all’orizzonte dell’abisso,
al colmo di una fuga oscuramente
trasversale alla morte.
*
L’uomo:
piccolo archetipo. Egli solca
sognando invano della notte il cuore,
amore lievitando sotto il cielo
nel segno della sua costellazione
e silenziose solennità di stelle
che lievi trafugano l’atavica
essenza di un pentimento arcano.
Egli solleva appena la sua voce,
pentagramma d’insoliti abbandoni
ed armoniosi volteggi del rumore.
Ma da sempre si declina nella fuga
e travolge la difformità
della sua mente,
della costanza sua, dell’ossessiva
resa della immaginazione.
*
“Viandante incerto del tuo mondo,
scòstati un poco dalla traiettoria:
le strade sono al colmo dell’ebbrezza
e dietro ogni angolo abbonda una severa
oscurità che staglia l’incertezza!
*
Ora ti so!
Tracciato sul pensiero
dell’incostanza sovrana della vita:
tu abusi e festeggi l’apparenza
con squilli che si perdono
nel sonno siderale del tramonto”.
La voce interiore
Si placa, quest’onda del pensiero,
mentre l’attrito, che nell’universo
logora le comete,
si scioglie in sottilissima
polvere che accumula la vita.
Mi guardo attorno con dolce intensità.
E tutti i detriti della mente scossa
ripudiano la sosta
della sciagura umana.
*
Vorrei che tutta la distillazione
dell’oscuro patire si estinguesse,
che queste macerie della nostra storia
sortissero il compimento e la radura
della sacralità che compie la visione
di una destinazione confitta nella carne,
per la definizione estrema della vita.
Ma l’uomo
sopra le zolle della sua fatica
s’attarda a coltivare
innesti che sottraggono il respiro
alla semplicità dell’esistenza ignuda.
*
Tenero percolare della gioia,
e tanta aridità dei tratti spenti
nella nostra illusione di potere!
Questa felicità sottratta alle incursioni
del sibilo assassino della vita
— per questa voce interiore al nostro bene —
ci porge all’abbandono del mistero
nell’alveo della sua composizione
d’attesa e d’infinito.
Sulla distesa erbosa
Vedendo le folle, ne sentì compassione,
perché erano stanche e sfinite
come pecore che non hanno pastore
Mt. 9,36
Quando s’apre lo spazio della mente,
s’illumina la vastità del cuore.
E il fruscio di tanta lontananza
chiama a raccolta tutto l’abbandono
del tempo e del destino;
d’interminabili diaspore
tessute nel buio della carne.
*
L’uomo e la transumanza, le tarde
migrazioni, gli assalti e i crocevia
delle passioni; e immense solitudini
straniere; ricordi di torture,
di clandestine morti e di furtive
evasioni dalla fertilità del sogno:
l’uomo sconvolge ancora la dimora
dove nutre la sua perplessità
e trascorre la lontananza del confino.
*
Abbiamo con dolcezza atteso il cenno
di questa dimensione del sentiero.
Ci siamo avvicinati
con voce tremante ed un lamento
che disperde nel suolo
tutta la pesantezza della vita.
Ti abbiamo cercato trepidanti
sulla distesa erbosa
che assorbe il tatto della sensibilità
del vento, mentre questo
pieghevole rumore della sorte
ci inclina al cedimento del respiro.
*
E ancora inseguiamo un navigare
e una rotta che possa ricondurci
sotto la distrazie delle stelle.
Ma tutto confonde la nostra intimità
e la grande chiarezza dell’abisso
affonda perdutamente nell’oblio.
Per questo ci curviamo inconsci
sotto l’immobile splendore
del nostro sogno antico.
*
Tu donaci una cometa, Signore,
ancora una cometa per timone
e ti verremo incontro nella notte.
Poiché è ancora il cuore
da te donato, il cuore da cui stilla
la sostanza e il bisogno,
la forma e il riferimento, l’alto
e il basso di tanta vastità
della memoria, l’orientamento
e l’ampiezza di questa nostra vita
che ci attesta tutta la verità
della tua Voce.
.......Ed io mi fermo qui...
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E PER AGGIUNGERE UNA NOTA DI COLORE
(PER GENTIL CONCESSIONE foto di NINA GRIOLI - TESTI DI FRANCESCO BALDASSI)
(ingrandire l'immagine per leggere la poesie)
Ringrazio l'appassionata di fotografia che io definisco artista, (ma che Lei non desidera Le venga riconosciuto) NINA GRIOLI (NIGRI) di Riposto Catania. che ha regalato scatti fotografici alle poesie di Francesco Baldassi.
ALLA PROSSIMA E QUINDI ALLA CHIUSURA....