In occasione della festa degli innamorati
SAN VALENTINO 2023
LAVOSTRAARTE E ARTECARLA
di CARLA COLOMBO
PROPONGONO LA COLLETTIVA
"L'AMORE"
inteso in tutte le sue manifestazioni
è un gruppo scultoreo di Antonio Canova, realizzato tra il 1787 e il 1793 ed è conservato presso il Museo del Louvre a Parigi. Una seconda copia, realizzata per mano dello stesso Canova, si trova esposta al Museo statale Ermitage di San Pietroburgo in Russia.
«Ho baciato sotto l'ascella destra della donna in deliquio che tende verso Amore le sue slanciate braccia di marmo. E che piedino! Che profilo! Ch'io possa esser perdonato, da tanto tempo questo è stato il mio solo bacio sensuale, ed è stato qualcosa in più: ho baciato la bellezza stessa, ed era al genio che sacrificavo il mio ardente entusiasmo» |
Gustave Flaubert |
SOTTO, dopo le opere e le poesie approfondimento su Amore e Psiche, da Wikipedia
Cos’e’
l’amore /da Wikipedia
Con la parola amore si può intendere un'ampia varietà di sentimenti ed atteggiamenti differenti, che possono spaziare da una forma più generale di affetto ("amo mia madre; amo mio figlio") sino a riferirsi ad un forte sentimento che si esprime in attrazione interpersonale ed attaccamento, una dedizione appassionata tra persone oppure, nel suo significato esteso, l'inclinazione profonda nei confronti di qualche cosa.
Può
anche essere una virtù umana che
rappresenta la gentilezza e la compassione, la vicinanza
disinteressata, la fedeltà e la preoccupazione benevola nei confronti di altri
esseri viventi, ma anche il
desiderare il bene di altre persone.
Gli
antichi Greci hanno individuato quattro forme primarie di amore: quello
parentale-familiare (storge), l'amicizia (philia), il
desiderio erotico ma anche romantico (eros) , infine l'amore più prettamente spirituale (agape), il quale può giungere fino all'auto-annientamento
o kenosis; gli autori moderni
hanno distinto anche altre varietà di amore romantico , mentre le
tradizioni non occidentali contengono varianti o simbiosi di questi stati.
Una
tal ampiezza di usi e significati, in combinazione con la complessità dei
sentimenti che coinvolgono i soggetti che amano, possono rendere particolarmente
difficoltoso definire in modo univoco e certo l'amore, rispetto ad altri stati
emotivi.
Nell'ambito
della psicologia esso consiste
in un rapporto duale basato su uno scambio emotivo generato dal bisogno
fisiologico della gratificazione sessuale e dal bisogno psicologico dello
scambio affettivo. L'amore nelle sue
varie forme agisce come un importante facilitatore nella relazione interpersonale e,
data la sua importanza psicologica centrale, è uno dei temi più comuni trattati
nelle arti creative; può infine essere
inteso anche come un modo per tenere uniti gli essere umani contro le
minacce provenienti dall'ambiente esterno e per aiutare la riproduzione umana e
la conseguente continuazione della specie.
Il termine può acquisire ulteriori precisazioni o significati negli ambiti filosofico, religioso o nella arti.
---------------------
Ringrazio di cuore tutti gli artisti partecipanti che hanno reso possibile questa collettiva.
Le idee di nuove progetti si possono avere ed essere proposti,
ma senza poi la partecipazione nulla è possibile.
Buona visione dunque e buon San Valentino a tutti.
Carla Colombo
------
-----
PARTECIPANO
SEZIONE PITTURA
- Angela Anzalone
- Ina Aranzulla
- Emilio Gianni
- Lucio Pintaldi
EKATERINA ANTCHOUGOVA
tecnica: acrilico su ceramica cotta a forno, 80x40
non si fanno ingabbiare dai dolori. (I. Aranzulla)
per la tua anima,
del mio cuore una dimora
per la tua bellezza,
del mio petto un sepolcro
per le tue pene.
PASQUALE GRANDE
scultura legno di gelso, sostegno tavolo in cristallo
CARLA COLOMBO
San Valentino 2022
A TE
Faticavo
a leggere nel tuo sguardo spento
mentre
la mano scarnita
dolcemente
mi accarezzava.
Poi
…
occhi
colmi di lacrime
strette
di mano
poche
parole sussurrate
mentre tu
col
viso disteso e le mani in grembo
riposavi
in quello “scatolone”
tutto
tulle e trine.
T’ho sognata …
le
nostre passeggiate
fra
prati d’erica e ginestre in fiore
sentore
di muschio e di selvatico
e
poi ancora
lungo
quel tratto di fiume
fino
al piccolo canneto
nei
tiepidi meriggi d’autunno
ed
io,
sempre
un passo avanti a te,
fiutando
odori e tracce.
Ora
…
distesa
sul quel marmo rosa
baciata
dal sole
mi
sorride il tuo volto
all’ombra del mesto cipresso.
Ciao
“mamma”, a domani!
PATRIZIA ACERBONI
-----
PROTOCOLLO D’AMORE Adesso lo so: io sono un
fiore.Dopo aver vissuto per anni un
oblio senza fine, adesso so tutto di me.Ero un giovane fiore, un
bocciolo che si stava schiudendo.Una crisalide informe in attesa
della metamorfosi. Un frutto acerbo che
aspettava di essere toccato dal sole.E, in attesa di sbocciare, con
occhi curiosi… osservavo! Tutto intorno a me una
distesa sconfinata, una tavolozza di colori disposti con maestria.Potevo distinguere tutte le
sfumature del verde, stordirmi con le nuances dei rossi, dall’amaranto al
vermiglio, poi i gialli, i turchese… l’oro dei laricial tramonto. Farfalle intrise
di polline, smaniose…sfuggenti. Api ronzanti, profumate di giacinto, di glicine…
profumate di miele. E la sera, se volgevolo sguardo in su, i miei
occhi venivano sedotti da migliaia di lucciole che giocavano a nascondino, dissolvendosi
e mostrandosi in un ballo dalritmo confuso, astratto. Un
po più su, una coperta di blu punteggiatadi stelle, il cielo di maggio…
la mia meta. Io naufragavo contenta in questo mare, dove cullavo i
miei sogni, le mie ambizioni.Ero sicura, certa, che questo
spettacolo andasse in scena solo per me, che si replicasse ogni
giorno solo per i miei occhi incantati.Ero giovane, irrequieta, non
c’era gioco più bello, più eccitante dell’affacciarsi alla vita,
scoprirne il mondo… aspettare l’amore.Ma, quando una svogliata primavera
già bussava alle porte, in una notte di pioggia battente, buia,
priva dei miei segni di riferimento;le lucciole, le stelle, in un
attimo, qualcosa venne a spezzare i miei desideri, a tarpare le mie
ali. Potevo ancora dormire sì, ma qualcunoaveva cancellato i ricordi, rubato,
strappato per sempre i miei sogni… la possibilità di sognare
ancora.Fu l’inizio dell’oblio, da allora,
ho vissuto così, sospesa, in una vita che non era più la mia vita. Quel
fiore, reciso, disidratato, come schiacciato tra le paginedi un libro. Vivevo questa
mia non vita, imprigionata tra sottili pareti, pesanti come macigni, fogli di carta cosi
leggeri, eppure cosi opprimenti, asfissianti,cosi spessi eppure cosi freddi.
Ero lì, io “purosangue della
libertà” esiliata
senza aver commesso reato,senza che fosse stata
formulata condanna. Perdio, mi ero appena affacciata alla vita, volevo viaggiare
per terre lontane, stupirmi davanti alla loro bellezza.Volevo conquistare le vette
più ambite, bagnarmi in acque diverse, sorprendermi! Crescere con le illusioni dei
miei anni, lasciarmi travolgere dalle passioni, perdermiin esse… innamorarmi. Essere
per qualcuno la primula, l’inizio della sua primavera, meravigliarlo con i miei
colori, le mie fragranze, essere per qualcuno l’ultima,la sua rosa d’inverno, il suo
buen retiro. Volevo varcare la soglia della gioia, piangere, urlare per essa. E
andare oltre, sbagliare e correggermi, semmaicadere, per accorgermi che
avevo dentro di me le forze per rialzarmi… Scoprire il dolore per sentire
sin dove potevo spingermi, resistere. Ma, in quellimbo in cui ero precipitata,
mi era negato tutto… le lacrime, persino il dolore.Fuori dalla finestra, lassù,
decine di gabbiani disegnavano improbabili
geometrie in un turbinio di
traiettorie irripetibili, io quaggiù, pesante
come argilla li osservavo, spettatrice
impotente, immobile,
gelosa del loro brio, della
vastità dei loro spazi.
Ed in questa alienazione del
(mio) sentire, una sola persona
dava voce alle mie urla
silenti, mute.
Lui! Lui che mi amava più di
tutti, che mi amava più di tutto.
Era il solo che si batteva
per ridarmi dignità, che ricordasse le
sue promesse, che rispettasse
i desideri miei più intimi.
“Amore e libertà due ali
dello stesso gabbiano”.
Ma aveva tutti contro, marchiato
di cinismo, crudeltà, disprezzo
della vita… perché non volle
mai piegarsi, omologarsi alle
convenzioni dei più, cedere alle
pressioni di falsi moralismi.
Come sbagliavano, lui voleva solo
farmi volare.
Io sono la sola che sa dei suoi
tormenti, dei conflitti interiori che gli
ha procurato difendere, far
rispettare le mie convinzioni, i miei principi.
Così, dopo anni di lotte, umiliazioni,
frustrazioni che a volte lo hanno
piegato si, ma mai, mai vinto…
Venne la “quiete”.
Lo chiamarono protocollo, un
traguardo che solo la sua testardaggine,
il suo amore per me, per la
legalità, potevano raggiungere.
E… in un’anonima sera
d’inverno, mentre coloro che mi avevano
conosciuta, ed a modo loro
amata, si dividevano tra favorevoli e contrari,
io mi dividevo finalmente da
quella zavorra, da quel corpo inerte che non
riconoscevo più come mio. Mi scioglievo
da quelle catene invisibili per
volare, con un battito d’ali,
lassù… gabbiano fra i gabbiani.
Dicono che sono un fiore.
Qualcuno ha detto che sono
una “stella alpina” ma no… no!
Io sono Eluana… Libera finalmente!
Mandi.
Il testo
poesia/prosa, si riferisce alla triste vicenda di Eluana Englaro, morta col suicidio assistito nel 2009. Eluana rimase in
coma per diciassette anni ed il padre sostenne una lunga battaglia
giudiziaria durata 5.750 giorni. Nel testo vengono usati alcuni termini che
fanno riferimento a luoghi reali legati alla vicenda.
Fuori dalla finestra, lassù,
decine di gabbiani disegnavano improbabili
geometrie in un turbinio di
traiettorie irripetibili, io quaggiù, pesante
come argilla li osservavo, spettatrice
impotente, immobile,
gelosa del loro brio, della
vastità dei loro spazi.
Ed in questa alienazione del
(mio) sentire, una sola persona
dava voce alle mie urla
silenti, mute.
Lui! Lui che mi amava più di
tutti, che mi amava più di tutto.
Era il solo che si batteva
per ridarmi dignità, che ricordasse le
sue promesse, che rispettasse
i desideri miei più intimi.
“Amore e libertà due ali
dello stesso gabbiano”.
Ma aveva tutti contro, marchiato
di cinismo, crudeltà, disprezzo
della vita… perché non volle
mai piegarsi, omologarsi alle
convenzioni dei più, cedere alle
pressioni di falsi moralismi.
Come sbagliavano, lui voleva solo
farmi volare.
Io sono la sola che sa dei suoi
tormenti, dei conflitti interiori che gli
ha procurato difendere, far
rispettare le mie convinzioni, i miei principi.
Così, dopo anni di lotte, umiliazioni,
frustrazioni che a volte lo hanno
piegato si, ma mai, mai vinto…
Venne la “quiete”.
Lo chiamarono protocollo, un
traguardo che solo la sua testardaggine,
il suo amore per me, per la
legalità, potevano raggiungere.
E… in un’anonima sera
d’inverno, mentre coloro che mi avevano
conosciuta, ed a modo loro
amata, si dividevano tra favorevoli e contrari,
io mi dividevo finalmente da
quella zavorra, da quel corpo inerte che non
riconoscevo più come mio. Mi scioglievo
da quelle catene invisibili per
volare, con un battito d’ali,
lassù… gabbiano fra i gabbiani.
Dicono che sono un fiore.
Qualcuno ha detto che sono
una “stella alpina” ma no… no!
Io sono Eluana… Libera finalmente!
Mandi.
Il testo poesia/prosa, si riferisce alla triste vicenda di Eluana Englaro, morta col suicidio assistito nel 2009. Eluana rimase in coma per diciassette anni ed il padre sostenne una lunga battaglia giudiziaria durata 5.750 giorni. Nel testo vengono usati alcuni termini che fanno riferimento a luoghi reali legati alla vicenda.
MARIO ALIPRANDI
-----
IL TRIONFO
L 'amore nell'aria si sente e penetra nel cuore dolcemente ti fa piangere, ti dispera, ti addolora ti fa sognare, ti emoziona ogni
ora. Una grande voglia di fare l'amore, pervade la mente, l'animo ed il cuore e sentirsi felici per l'immenso piacere ti dà la forza di continuare a godere. Che grande desiderio ho dentro di me di baciarti, di toccarti e di amarti perché nell'universo ho visto una stella, la tua, che brilla ed è la più bella. Il cielo stellato in una notte d'estate, ha detto a noi con parole dolci e velate: "Voi siete ragazzi e l'amore non ha età datevi un bacio ed il cielo sorriderà." Allora volgiamo lo sguardo alla luna poi contiamo le stelle ad una ad una e i
nostri cuori son gonfi d'amore e i nostri baci scandiscono le ore. Nel far vivere un grande sentimento con gli animi turbolenti sono in fermento, Il vento si alza e spazza la via, le foglie cadono e volano via. All'alba lucente poi sorge il sole le nostre anime son rimaste sole, ma in tutto il creato si canta l'amore è il nostro inno, è l 'inno del cuore.
LUCIANA BENEDETTI
-----
STELLA COMETA
Una scia luminosa ha squarciatoil manto compatto di stellein questa notte di febbraio.
Si sei proprio tu, quel lampo accecanteche ha illuminato la nottedella mia vita.
Ora vedo chiaro d'innanzi a metu che precedi i miei passi ed io ti seguoin una vita continua e infinita,
e non mi sentirò più inutile...
PIERLUIGI CASIRAGHI
-----
RACCOGLIMI
Raccoglimi come fiore di campo
e posami fra le pagine del libro
a te più caro.
Fra le tue mani calde d’amore
rivivrò in ogni petalo
il tuo profumo.
RACCOGLIMI
Raccoglimi come fiore di campo
e posami fra le pagine del libro
a te più caro.
Fra le tue mani calde d’amore
rivivrò in ogni petalo
il tuo profumo.
CARLA COLOMBO
-----
...E NON RINUNCERÒ, A STARE INSIEME A TE
I tuoi golosi baci e
abbracci
cercherò finchè avrò vita.
E la tua voce calda
(la prima cosa che mi colpì di te
e mi fece innamorare)
risuonerà come flauto magico
dentro le mie orecchie.
E l' Amore...l'Amore
ora che non è più passione
è dolce poesia.
Uno scialle morbido per coccolar ricordi
MANI
Mi soffermo sulle tue mani:
sei mancino e impacciato ai
fornelli
sei svelto con la
calcolatrice
l'indice fino a qualche anno fa
ti segnava per la nocciola
indurita:
il callo acquisito
da intere giornate con la
penna
tua compagna inseparabile
per calcoli estenuanti...
fin dai tempi delle
elementari.
Ora usi l'indice sinistro e batti
al computer,
rifiuti gli smartphone e
tutte le diavolerie
che ne conseguono.
Meglio un cacciavite
rimettere la cartuccia ad
una biro
e rompere un ferro da stiro.
Ami accendere il fuoco e
tenerlo vivo
nella stufa della tua
infanzia,
ammirare gli ellebori in
fiore
da te trapiantati, dalla
radura dell'Astico,
potare le rose, concimare le
ortensie
e godere di niente.
INNAMORAMENTO
Innamoramento
In ogni dove
In anfratti del cuore
Sussurrato
Silente
Gioioso
A volte
Doloroso
Mai pago
Delle età
Delle circostanze
Delle strategie
Senza fine.
ARIANNA MARANGONZIN
i miei occhi scrutano nel profondo i tuoi.
È tanto che aspettavo e finalmente sei tornato a casa.
Tu che poni tra le braccia il dono del nostro amore
che sfuggevole se n'era andato
come un soffio di vento e quasi senza avvisarmi
hai rincorso e cullato in tutto questo tempo.
Ninna nanna, dormi amore mio
ho una lunga favola da raccontarti.
La favola di una vita piena di dolore, fatica, speranza e tanto amore.
Una favola a lieto fine.
Una favola che finisce solo con l’inizio di un’altra favola.
ANGELO MAPELLI
A volte la morte diventa l’esaltazione dell’amore. Quando penso a questo sentimento la mente torna a mia madre e al suo legame d’amore indissolubile, quando l’anno precedente alla sua vedovanza perse il suo secondogenito a soli 16 giorni di vita, l’anno successivo incinta di me, la sorte la privò di mio padre che aveva solo 35 anni. Una vita passata in attesa, un amore reso virtuale, un amore profondo, inattaccabile, profuso ai due figli, rimasti in attesa della sua riunione.
Ho scritto questo testo nel giorno in cui è morta,
Ho voluto immaginarla come una sposa che si prostra al suo sposo rimproverandolo per il tempo che le ha rubato, uno sfogo che in realtà è rivolto a Dio, sfogo che si dissolve quando il suo sposo le porge il pargolo perduto, culmine del loro amore ritrovato. (A. Mapelli)
-----
Siamo due strumenti musicali.
Quando il direttore d’orchestra
darà il via
il nostro concerto potrà cominciare.
Siamo due passi di danza.
Quando la musica
sarà finita
continueremo a ballare.
Siamo due tenui colori.
Quando il pittore
avrà terminato il quadro
saremo la sua opera più bella.
GIANPIERA SIRONI
-----
GOCCE DI LUNA
Vorrei perdermi nei Tuoi pensieri...
giocando sulle note del Tuo cuore:
dolci e nuove, come l'alba della vita.
DANIELE GEROLAMO TENTORI
-----
GOCCE DI LUNA
Vorrei perdermi nei Tuoi pensieri...
giocando sulle note del Tuo cuore:
dolci e nuove, come l'alba della vita.
Amore e Psiche sono
i due protagonisti di una nota storia narrata da Apuleio all'interno
della sua opera Le Metamorfosi, anche se è considerata
risalire ad una tradizione orale antecedente all'autore.
Nella
vicenda narrata da Apuleio, Psiche, mortale dalla bellezza eguale a Venere,
diventa sposa di Amore-Cupido senza
tuttavia sapere chi sia il marito, che le si presenta solo nell'oscurità della
notte. Scoperta su istigazione delle invidiose sorelle la sua identità, è
costretta, prima di poter ricongiungersi al suo divino consorte, a effettuare
una serie di prove, al termine delle quali otterrà l'immortalità.
Altre versioni, differenti da quella di Apuleio, narrano invece la morte della
ragazza prima dell'ultima prova, altre ancora narrano che la ragazza abbia
fallito l'ultima prova e che abbia quindi dovuto lasciare Amore-Cupido.
Storia
In un regno lontano, un re e una regina hanno tre
bellissime figlie. La più giovane di esse, Psiche, è di una bellezza così
eccezionale che la gente si prostra davanti a lei come se fosse la dea Venere.
La devozione per la ragazza suscita la collera della dea, che chiede a suo
figlio Amore di punire Psiche facendo in modo che si innamori di un mostro.
Mentre sta per colpire la fanciulla con una delle sue frecce, però, il dio
sbaglia mira e la freccia d'amore colpisce invece il proprio piede, cosicché egli
si innamora perdutamente di lei. Intanto, i genitori di Psiche consultano un
oracolo che risponde:
«Come a nozze di morte vesti la tua fanciulla ed
esponila, o re, su un'alta cima brulla. Non aspettarti un genero da umana
stirpe nato, ma un feroce, terribile, malvagio drago alato che volando per
l'aria ogni cosa funesta e col ferro e col fuoco ogni essere molesta. Giove
stesso lo teme, treman gli dei di lui, orrore ne hanno i fiumi d'Averno e i
regni bui. (IV, 33)» |
Psiche viene così portata a malincuore sulla cima di una rupe e lì viene lasciata sola. Con l'aiuto di Zefiro, Amore la trasporta al suo palazzo, dove la giovane viene accudita da servitori invisibili che provvedono a ogni sua necessità. Alla notte, Psiche viene raggiunta da Amore che si dimostra uno sposo innamorato, ma non le rivela la propria identità: dopo aver trascorso la notte con lei, la saluta avvertendola che anche in futuro i loro incontri avverranno sempre al buio, e che la ragazza non dovrà mai cercare di vederlo né conoscerne il nome.
Passano così parecchi giorni: Psiche è felice e
innamorata del misterioso sposo, ma desidera rivedere le sue sorelle. Amore,
per quanto malvolentieri, acconsente a invitare le due donne nel palazzo. Qui
le sorelle, colpite dal lusso in cui vive Psiche, concepiscono un’invidia bieca
nei suoi confronti: insinuano così in lei il sospetto che lo sposo misterioso
sia in realtà un mostro che prima o poi la ucciderà; le suggeriscono perciò di
attendere la notte per trafiggerlo con un pugnale. Dopo molte riluttanze, una
notte Psiche decide di agire. Armandosi con il pugnale ed una lampada ad olio,
decide pertanto di scoprire chi realmente sia il suo amante, ma proprio quando
sta per uccidere lo sposo, alla luce della lanterna le appare il bellissimo dio
dell’amore. Mentre Psiche ne contempla l’abbagliante bellezza, una goccia
d’olio cade sulla spalla del dio e lo scotta, svegliandolo:
«… colpito, il dio si risveglia; vista tradita la
parola a lei affidata, d'improvviso silenzioso si allontana in volo dai baci
e dalle braccia della disperata sposa (V, 23)» |
Fallito il tentativo di aggrapparsi alla sua gamba,
una Psiche straziata dal dolore tenta più volte il suicidio, ma gli dei glielo
impediscono. La ragazza inizia così a vagare per diverse città alla ricerca del
suo sposo, si vendica delle avare sorelle e cerca di procurarsi la benevolenza
degli dei, dedicando le sue cure a qualunque tempio incontri sul suo cammino.
Arriva però al tempio di Venere e a questa si consegna, sperando di placarne
l'ira per aver disonorato il nome del figlio.
Venere sottopone Psiche a diverse prove: nella prima, deve suddividere un mucchio di granaglie con diverse dimensioni in tanti mucchietti uguali; disperata, non prova nemmeno ad assolvere il compito che le è stato assegnato, ma riceve un aiuto inaspettato da un gruppo di formiche, che provano pena per l'amata di Cupido. La seconda prova consiste nel raccogliere la lana d'oro di un gruppo di pecore. Ingenua, Psiche fa per avvicinarsi alle pecore, ma una verde canna la avverte e la mette in guardia: le pecore diventano infatti molto aggressive con il sole e lei dovrà aspettare la sera per raccogliere la lana rimasta tra i cespugli. La terza prova consiste nel raccogliere acqua da una sorgente che si trova nel mezzo di una cima tutta liscia e a strapiombo. Qui viene però aiutata dall'aquila di Giove.
L'ultima e più difficile prova consiste nel discendere
negli Inferi e chiedere
alla dea Proserpina un po'
della sua bellezza. Psiche medita addirittura il suicidio tentando di gettarsi
dalla cima di una torre; improvvisamente però la torre si anima e le indica
come assolvere la sua missione. Durante il ritorno, mossa ancora una volta
dalla curiosità, apre l'ampolla (data da Venere) contenente il dono di
Proserpina, che in realtà altro non è che il sonno più profondo. A correre in
suo soccorso stavolta è lo stesso Amore, che con un bacio la risveglia dal
sonno infernale.
Il dio poi corre da suo padre Giove, pregandolo di
convincere Venere ad acconsentire al matrimonio. Giove, commosso, persuade
Venere ad accettare le nozze, che vengono celebrate alla presenza di tutti gli
dèi. Psiche diviene così la dea protettrice delle fanciulle e dell'anima,
sposando Amore. Il racconto termina con un grande banchetto al quale
partecipano tutti gli dei, alcuni anche in funzioni inusuali: per esempio Bacco fa
da coppiere, le tre Grazie suonano e
il dio Vulcano si occupa di
cucinare il ricco pranzo.
Più tardi nasce una figlia, concepita da Psiche
durante una delle tante notti d'amore dei due amanti prima della fuga dal
castello. Questa viene chiamata Voluttà, ovvero Piacere.