Vi lascio dunque ancora con altri testi:
“FOLLIA”
E’
follia
guardare
una farfalla
volare,
un
bimbo e la sua vita
sospesi
al seno
d’una
madre?
E’
follia
guardare
una stella
cadere,
il sole
tra cielo e mare
a sera
che và
a
scomparire?
E’
follia
affogare
in uno sguardo
d’amore,
pregare
Dio per la sorte del mondo
contemplando
un’eclisse
di
luna?
E’
follia
se si
annienta tutto ciò
uccidendo
la poesia!
Pino Palumbo
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“SILENZI”
Silenzi,
momenti
di una più
trasgressiva
intimità;
spazi
riservati
alle più
profonde
riflessioni.
Silenzi,
frammenti
di una
sconvolgente
follia;
silenzi,
dimore
dei più
inconsueti
sogni.
Silenzi,
immagini
di una
isterica
vita,
prigioni
di uno
stravolgente
amore.
Silenzi,
saggi momenti
di un uomo.
Pino Palumbo
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“ABBANDONO”
Foglia
strappata
al suo
ramo
dal
vento
non
gelido.
Foglia
sospinta
su in
alto…
un
momento
non
candido.
Foglia
spazzata
tra la
polvere
del
vento
e poi
abbandonata
ad un
vorticoso
inevitabile
abbandono.
Pino Palumbo
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“STELLA POLARE”
A volte
è come un suono
fuori
tempo
come
una nota stonata
ch’io
mi sento.
A volte
è come un tuono
nel
mezzo del cielo;
come
una cometa che cade
a volte
è il mio pensiero.
Eppur mi sento fiero
dei miei capelli neri,
dei miei occhi scuri,
del pensoso mio sguardo,
quasi triste, sempre sincero.
Eppur mi sento fiero,
alto e non poderoso,
dell’io mio polivalente;
lunghe ciglia di colore nero,
poco loquace, a volte sorridente.
A volte
è come una stella
che
vorrei brillare
ed
essere per voi guida
Polare,
come quella stella
che in
ciel brillava
e
dell’antico marinaio
il suo
navigare
sicuro
rendeva.
Pino Palumbo
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Vaghi e
cerchi
con la
ragione,
nella
mente
un’incontestabile
esistenza:
vaghi e ti cerchi.
La
terra sembra immensa,
il
cielo è certamente infinito,
ma non
conosci la certezza
dell’infinito…
se non
averne
una
pressoché vaghezza
rapportandolo,
al tuo io,
così
minuscolo e minuto:
vaghi e ti cerchi.
Vaghi e
ti cerchi
nell’indefinito
infinito,
così
indistinto,
che può
essere anch’esso,
al pari
tuo,
minuscolo
e minuto
da
potersi trovare
dentro
una lacrima,
(o
goccia di sangue)
che giù
scivolando
sulla
scarna guancia
traccia,
come fu,
un
rivolo di sofferenza
di quel
Cristo Gesù
che si
proclamò
…Figlio
di Dio.
A volte vaghi e ti cerchi
…in una lacrima di Dio.
Pino Palumbo
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“IL
LUPO”
(Al
Bimbo di Foligno)
Ed ancora un fiore
calpestato dall’uomo,
dal piede disumano
di un uomo “inumano”.
Un fiore infangato,
dilaniato
ed annientato;
un fiore
-che ancora
non aveva emanato
tutto il suo profumo-
…espiantato
e gettato là
in fondo al dirupo
…abbandonato
senza nemmeno il rispetto
di chi è stato preda
di un feroce lupo.
Pino Palumbo
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“RICORDO
D’ADOLESCENZA”
Il volteggiare delle foglie
al primo soffio d’autunno
è un rallenty estenuante.
Il profumo acre del vento
si estende voracemente
e tutt’intorno è estasi.
Lacerante è il mio ricordo
di quelle gocce di pioggia
che bagnano la mia mente.
Un suono straziante è
quel dolce arpeggio
quella melodia graffiante.
Quanto sofferente
può essere la mente,
quanto affannoso
può essere il respiro,
quanto dolorante
può essere il cuore.
Quanto straziato
può essere lo spirito,
quanti nostalgici ricordi
può generarti la mente.
Lì sulla terra umida di pioggia
s’arresta il volteggio
delle prime foglie d’autunno
che esanime e indifese,
il calpestio della vita
irragionevole ed affannoso
attendono e subiscono.
Pino Palumbo
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STOPPPPPPPPPPPPP !!!
all'altima pagina per il commiato finale di PINO PALUMBO