Molte sono le pubblicazioni di Francesco Baldassi e
desidero elencarle in queste pagine seguendo un ordine decrescente di pubblicazione, ma Vi ricordo che sul sito sito
troverete tutto, ma proprio tutto sulle sillegie di poesie
Il Volto e la Parola - poesie (Pigreco Ed., 2004).
Silloge volta ad ampliare, approfondire e consolidare, espressivamente ed esteticamente, i temi della fede ed il linguaggio della poesia, nel tentativo di fusione di questi due aspetti nella sintesi comunicativa della nuova visione del mondo propria dell’autore .
L’evoluzione del linguaggio, la peculiare e variegata accezione semantica, profilano nuovi territori di esplorazione linguistica e comunicativa assai articolata e complessa
UNA POESIA FRA TUTTE
Leggero risale
Quando raduno dalla mia insipienza
le ore spossate dal rancore
d’una vita dispersa nel vociare
nello sgretolamento nella
rovinosa disunità del cuore
e il tempo si discioglie nel vanire
e l’animo si piega a raccontare
la traccia di dolore che si scaglia
in lamine affilate di bruciore
(mentre leggero risale il Tuo patire):
solo allora raccolgo il Tuo respiro
e mi piego al tepore del Tuo abbraccio
ogni giorno a levarmi in esili parole
per bruire la tenerezza del Tuo amore
che trafigge l’essenza del donare.
Per questo tendo ogni fibra ad aspirare
la cavità assoluta della luce
che s’irradia dal centro della mente
dove premuroso Ti sporgi ad annullare
le incrinature ruvide del cuore.
Sei perfetto! Attento ad ogni piega
che fonde la sostanza del gridare
dispiegando la voce nel Tuo ardore
a rinverdire l’attonita speranza
che avvince il mio fragile morire.
Stupore - poesie (Gabrieli, 2003).
Silloge che accompagna l’autore, passo passo, nel percorso intrapreso di un ‘Ritorno’ al Padre, cioè nel mondo della sua adolescenza e giovinezza: il mondo della fede.
I testi poetici, oltre che frutto di ricerca letteraria ed estetica, trovano motivazione ed ispirazione nella testimonianza partecipata della sua rinnovata condizione di vita.
UNA POESIA FRA TUTTE DELL'ANGOLOGIA :
Stupore
Stupore dell’azzurro destarsi
stupiti al sottile
tattile laminare della luce
sorpresa avanti l’alba
nella sua curvatura
limpida saettante all’orizzonte
nell’arco aperto della mente
scattata ancora a consegnarci
corporeo il tepore della vita:
e mattini così trepidi
di penetranti voci
raccolte nel tuo abbraccio!
Stupore
della perennità
del volteggiare attonito
dello squittire adamantino
in cristallini aerei
passaggi apparsi
a sondare vergini cavità
condensate nel centro del pensiero
nella fitta, silente
sonorità del vento
nell’incorporeo arpeggio dell’amore:
e garrule rondini a forare
l’aerea dissolvenza della luna
nell’impietrito squillo dell’albore!
Stupore della grazia
di poterti chiamare
d’ascoltarti vicino alla mia assenza
di adorarti sospeso nel mio nulla
di coglierti - folgorato
nell’attimo che sa d’eternità -
Padre perfetto, Dio
della consolazione
della bruciante attesa, Dio
unico e immenso
raccolto nell’infinità amorosa
del tuo Volto.
Stupore del respiro
della sconfinata libertà
dello spirituale chiarore
che aleggia nella candida
veste dei tuoi figli, mio Signore.
AH, parlare e amarti
con la voce dell’essere integrale
a raggiungere il tuo cielo profondo
consumarsi dentro la perforazione
nell’universo creatore
del tuo Verbo!
Stupore di sorprendermi
esistente
vivo nell’intimo
del tuo possente ardore
nell’estasi
nel palpito, nella irrompente
graziosità del cenno
nella operosa, essenziale
beatitudine della tua dimora
o Vasta Donazione.
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Prova generale - poesie (Gabrieli, 1985).
Silloge antologica, arricchita di vari componimenti e frammenti di diario.
Questo libro, pur annoverando pregevoli composizioni pregresse e validi inserimenti inediti, non registra una posizione significativa nell’articolazione evolutiva dell’autore.
APPUNTI DI DIARIO (UNO FRA TUTTI)
Un gesto
Le foglie di questo pergolato sono di pietra. Tanto è ferma l’aria intorno. Da questo tavolo, in questa città in mezzo al mare, sento farsi buio. Non so se sono una statua o se posso muovermi.
Una mano sottile, abbronzata, di donna, percorre un lembo di tavolo, poi si alza e resta sospesa, impietrita come la mia fantasia. È un gesto o un pensiero della mente. O la carezza di un ricordo o forse la nostalgia di terre lontane, dove le donne sognano l’Italia e le sue isole e il suo sole, come un miraggio.
Oppure il gesto esprime una tristezza o tutta la tristezza. Poiché penso che nel Nord o nelle grandi isole del Nord, il cielo è sempre offuscato e le città sature di nebbie e gli uomini dentro si aggirano senza cuore o col cuore in frantumi. Ma quel pensiero e quella mano sono ricordi e partenze, separazioni disumane e lutti. Sono tutta l’impotenza e tutta l’esistenza e tutta l’inutilità. O forse soltanto una dolcezza vana di una donna sconosciuta, uguale a tante altre che s’aggirano come fantasmi di pietra in questa immobilità oscura.
Portoferraio, agosto 1969
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Questa luce indossata dalle nostre parole - poesie (Rebellato, 1983).
Silloge che, a dispetto dell’accoglienza positiva del libro precedente, pur restando nei contenuti cari alla sinistra, riapre la voce propria dell’autore.
Scontento dei compagni, anche se la silloge esprime contenuti, tratti dal territorio culturale della sinistra, “augurabili”.
Bilancio positivo della critica. Il testo ha anche conseguito il premio della Regione
Veneto nel 1984
UNA POESIA FRA TUTTE
Felicità
Fragrante ragazza questa
felicità che lievita lentamente
che punge con fermento dolcissimo
questa mia grande felicità che sugge
il mio desiderio sino alle gocce
estreme, questa fragile, che canto
nella più squallida prostrazione
che adesco col respiro di tutte
le nostalgie possibili, che
accarezzo col diaframma più tenue
del cuore, questa mia eterea creatura
nata tra le frange leggere
del sorriso, questo inatteso
assalto di voci notturne, veloci
le tiepide, sontuose nella loro
ultima regalità, sorte da improvvisi
bagliori, celate nel manto
suo, di questa felicità leggera
tra le vesti della sua
accattivante freschezza, questa
- ragazza albata dalla malinconia -
ineguagliabile felicità mi è
scivolata lentamente tra le dita
lasciandomi un vuoto nelle mani.
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Identificazioni e ossessioni - poesie (Gabrieli, 1976).
Silloge che attesta il tentativo dell’autore di appropriarsi, oltre che della dottrina di Marx, anche della cultura di sinistra, quella che allora andava ‘per la maggiore’.
Questo testo ha trovato consensi, come c’era da aspettarsi, dai compagni ‘addetti’ ai lavori.
UNA POESIA FRA TUTTE
Lui
Arrivò deserto, come la brina.
Aggredì la sabbia con i piccoli
piedi nudi e attese che il sole
dimenticasse la spiaggia.
Ma ancora
c’era un’ombra lunghissima
senza nessuna presenza
in controluce. Era
un rumore giallo in contrasto
col mare.
Ma il mare
scioglieva quell’uomo come il sale
mordeva il suo essere quasi
una memoria presente.
L’aria
Un poco bruna, ma non v’era
risacca: solo un bianco
lunghissimo filo che separava
la terra dall’acqua.
Lui
attese che l’aria stagnasse
e in quell’ora dubbia del crepuscolo
iniziò il suo rito.
In lontananza
si vedeva enormemente solo
con la mistica accesa dei suoi gesti
e forse un minimo convulso
agitare di labbra.
Finché
l’ombra chiuse quei piccoli cerchi
ed inghiottì perfino il mare.
Di lui non restò neppure
il sapore o il vento
ai miei occhi dilatati.
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Ceneri del cortile - poesie (Rebellato, 1969).
Silloge che registra il passaggio dell'autore, dalla vita religiosa, al secolo, e il suo inserimento alla vita civile.
Fu Giorgio Vigolo ad orientarlo in questa prima opera, indicandogli in Rebellato il possibile Editore. Come poi avvenne.
UNA POESIA FRA TUTTE
Io non so che morire
Confusi nella nebbia
dormono i pini. Il cielo trasale
e si consuma. Ritorna un limpido
stormire d’azzurro attorno
ai lecci, e un’ansia
d’innocenza. Nessuno resta
nel cuore della notte
a riconoscersi il viso
tra le mani.
1961
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si continua alla prossima pagina con altre pubblicazioni