E' da parecchio tempo che avevo in nota la presentazione delle opere della nuova artista che andrò a
proporVi e per la quale mi aveva contattata Alessandro Montalto che conosciamo (vedi la Sua personale cliccando sul suo nominativo posto a sinistra del blog)
Sono particolarmente contenta di presentarLa poichè non avendo la stessa dimestichezza con i mezzi informatici, con questo inserimento riprendo la motivazione della nascita di questo blog...e cioè quello di dare "visibilità" al vasto mondo virtuale, ad artisti ed a opere che altrimenti resterebbero di visione e conoscenza in un range piuttosto limitato.
Sono particolarmente contenta di presentarLa poichè non avendo la stessa dimestichezza con i mezzi informatici, con questo inserimento riprendo la motivazione della nascita di questo blog...e cioè quello di dare "visibilità" al vasto mondo virtuale, ad artisti ed a opere che altrimenti resterebbero di visione e conoscenza in un range piuttosto limitato.
La nuova artista del mese di marzo :
Non conosco Maria Concetta e non avevo mai visto le Sue opere se non qualche disegno utilizzato per il libro di Alessandro Montalto , mi piace dunque scorrere pian piano queste pagine ed insieme ci regaleremo le nostre impressioni.
Buona visione.
Biografia
Maria Concetta Lazzaro è un’artista siciliana.
È nata ad Adrano (CT), il 14 gennaio del 1966.
Si destreggia fra diverse tecniche: acquarello, olio, matita e tecniche miste, senza neppure isolare, dalla sua artistica rigenerazione, la dimensione scultorea, nella e con la quale, dà forma e vita a svariate opere plasmando materiali plastici nonché l’argilla.
Particolarmente attratta da ciò che la natura ci offre e dalle sue primigenie materie e forme, non disdegna l’utilizzo di derivati vegetali e/o minerali, allo scopo di eseguire sculture, pitture, oppure, caratteristici e originalissimi complementi d’arredo.
Ricercatrice dell’inedito, è cresciuta fra le colonne dell’Arte maturando non solo tecniche insolite, da un lato, ma, anche e soprattutto, tematiche eterogenee che sfumano, via via, dall’altro, verso riesumazioni di ben altre opere, già coniate da altri Autori e che non olezzano affatto di emulativa trascrizione, come ai più potrebbe sembrare, bensì, ciò, è frutto di un’intrinseca personale catarsi dell’artista siciliana, al fine di (ri)vivere una dimensione–simulazione sensoriale che la conduca a un’apoteosi perfezionatrice.
Ed è da degna siciliana, per esempio, che risveglia, pure, nel proseguire lungo l’infinita scalinata del creare, quelle che potrebbero sembrare, a primo acchito, le apparentemente inorganiche sagome offerte dalla griglia lignea interna ai “cladodi”, meglio conosciute come “pale” del ficodindia isolano che corrispondono, poi, alle foglie, per meglio intenderci.
Ama autori come Durer, De Chirico e Matisse. Apprezza molto l’impressionismo e non disdegna neppure gli autori cinquecenteschi. Attua un osmotico graduale assorbimento da più correnti.
Opera nel suo atelier, “Matisse”, sito ad Adrano (CT), ove vive, oltre che da artista e retta donna, anche da moglie e madre.
Matisse-dance
Per meglio carpire il suo profilo umano e, al contempo, artistico, si propone la lettura, a seguire, di due brevi testi: una recensione e un’intervista pubblicata su un periodico regionale siciliano. Buona lettura.
Chi è Maria Concetta Lazzaro?
Maria Concetta Lazzaro è una pittrice di grande sensibilità, esalta la bellezza della sua anima: sfumature, colori tenui e delicati, si alternano a toni più accesi.
L’artista esegue il dipinto con una carica di profonda partecipazione, di grande spessore, arricchisce le sue opere di rilievi intensi.
Cammina la spatola dando l’impressione che compia quasi una personale catarsi liberatoria da un’immagine reale, quasi a voler estirpare la realtà dalla sua espressione pittorica.
Maria Concetta Lazzaro, autodidatta, con forza e genialità, ha voluto intraprendere il percorso dell’arte che in lei è innato, affinando le proprie conoscenze con lo studio, sperimentando tecniche e generi, quali la pittura su materiali naturali, come la pietra ed il tronco del ficodindia, dando a noi il piacere di poter ammirare l’arte da lei incisa.
Pupa Riggio
Artista
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L’Arte? Vale un fico secco
Articolo pubblicato sul periodico regionale siciliano “109”.
Presso le popolazioni che sanno ancora tanto di tribale, attualmente distribuite per il globo, si può scorgere un’espressione artistica assai legata agli elementi naturali.
Sono adoperate pietre, vegetali e, persino, derivati animali.
Proprio come amavano fare gli Indiani del Nord America e gli Andini.
Sì, “amavano fare”, perché d’amore si tratta, d’amore per ciò che la natura ci offre.
Oggigiorno, antropologi e psicologi studiano questi artisti “del verde vivere”, in quanto più che alternativi.
Ve ne sono migliaia disseminati per il mondo o, forse, è meglio dire per la natura.
In questo arcipelago costellato di semplici e sinceri rudimenti naturali si colloca, a pieno titolo, Maria Concetta Lazzaro, pittrice e decoratrice siciliana.
L’abbiamo intervistata presso il suo studio artistico “Matisse”, sito in Adrano (CT).
Sul tavolo un libro su Durer e, non molto distante da questo, una lampada, realizzata adoperando e trasformando la “griglia” naturale della famosa “pala” del ficodindia nostrano.
E ancora, su questo stesso materiale lavorato a mo’ di tela e senza contorni ben definiti, possiamo ammirare dei fiori che, al naso, sanno proprio d’aromi naturali.
Oppure, una scultura, partorita dalla sagoma contorta dal tempo di un tronco di ficodindia.
Il dio Pan sembra osservarci in silenzio da ogni singola opera.
Originalità e impeto artistico si manifestano in una girandola di colpi di pennello, tecniche super inedite e fogge amorfe.
D. Quand’è nata la Sua passione per l’arte?
R. Ho sempre amato l’arte. Sin da piccola disegnavo su qualsiasi supporto mi capitasse tra le mani. L’amore per il colore mi ha accompagnato durante la vita, segnando delle tappe ben precise.
D. Lei adopera materiali naturali per esprimersi. Quali sono e come vede ognuno di essi per l’evoluzione della Sua arte?
R. Credo, anzi, sono profondamente convinta, che nella natura ci sia il contenuto del sapere umano. Essa offre tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno. Da questa convinzione nasce il mio interesse per il naturale: il tronco del ficodindia o le erbacce che crescono ai bordi delle strade sono alcuni esempi. La natura ha molto da offrire; penso, infatti, che mi aiuterà nella mia evoluzione artistica con la scoperta di nuovi materiali.
D. Quali sono i limiti pratici nell’adoperare questi svariati materiali?
R. Non vorrei essere presuntuosa, ma non credo che ci siano limiti pratici alla mia creatività: basta seguire le forme che la natura, molto generosa, ci offre. Se trovo un pezzo di albero di ficodindia con una forma irregolare, creerò allora un dipinto su un supporto irregolare, così come la natura me lo ha donato.
D. Perché dipingere proprio sull’intelaiatura essiccata di una “pala” di ficodindia e non su una semplice tela?
R. Quando la carta, la tela, il cartone, il vetro, la pietra hanno smesso di soddisfarmi, ero certa che tra la natura, nella terra, nella Mia Terra, avrei trovato qualcosa che provocasse in me nuove emozioni. Una semplice pala di ficodindia su cui il colore è come l’inchiostro su un foglio di carta, per potere esprimere e raccontare le mie impressioni, per dimostrare che anche un oggetto povero può essere reso importante, solo se lo si vuole, solo se si ha amore per l’arte.
D. Cos’è per Lei l’arte?
R. L’arte è ricerca, amore per il bello e per la natura, è tutto ciò che in essa è contenuto, un papavero, una roccia, o le onde che s’infrangono su di essa, è valorizzare ciò che già esiste.
D. Quali sono, se è lecito saperlo, le tecniche di manipolazione di un materiale vegetale per farne un’opera artistica?
R. Ovviamente, sono delle tecniche molto riservate, su cui ho lavorato per tanto tempo. Le più importanti che ho utilizzato sono state la pazienza e l’amore!
D. A seguito del Suo percorso artistico, come si pone il pubblico siciliano (e, anche, adranita), verso i Suoi lavori?
R. La gente ha risposto molto bene alla mia arte, spesso restando stupita di come la natura, insieme con questa, possa offrire così tanto.
D. Osservando il cammino già percorso, che cosa si prefigge per il futuro?
R. Nuove ricerche…, e tanta voglia di creare.