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Una prima lettura di poesie tratte
dalla I parte DEL VOLUME :
FRAMMENTI AMALGAMATI
FRAMMENTI AMALGAMATI
Le rondini
da giorni, e, magnificamente, volteggiano,
ora piroettando, nel firmamento,
braccando la loro ombra sui lungomari frondosi.
I loro covi sciamano
alla frescura dei marsigliesi laterizi ( ),
i formicai non avranno
né armistizio, né beatitudine,
e quei felini, in sodalizio sul nostro sofà
ormeggiano sui boulevard dei portici e delle pensiline (2).
La loro sinfonia, pentagrammata di beccata,
è un dardo al mio timpano,
lemma veritiero di un oroscopo naturale (3).
Fosco, pressoché da corvo,
il pindarico groppone,
immacolato il loro costato,
forziere dal piumaggio virgineo,
laddove tamburella una pietà (4),
tuttora stregata da altri reami
stentatamente trasvolati (5).
(opera di Ionella Ferro - china 30x40 eseguita appositamente per la poesia stessa)
All'ulivo
Qualora ti fosse accordato il diletto dell’eloquenza,
soltanto a te, supplicherei l’imprimatur circa quel verbo
patito nell’intimo di quell’orto da un Messia,
poichè tu vivevi laggiù, ancor prima del suo avvento ( ).
Qualora ti fosse accordato adocchiare, con palpebre immani,
soltanto a te, farei avvistare come adorni garbatamentecon il tuo unguento, i palati e i refettori d’ogni rango (2).
Qualora ti fosse accordato cogliere, con diligenti orecchi,
soltanto a te, farei intendere la verve del mio gaudio
per le fragranze e i retrogusti del tuo balsamo (3).
Sulle crespose grinze della tua scorza
ho rinvigorito i miei polpastrelli (4).
Con l’asprigno del tuo nettare appena munto
castighi i nostri aculei, per le troppe omelie cianciate (5).
Da te, attendo un’indegna somma movenza,
che il tuo olio, disonori la mia fronte
nel sacramento dell’estrema
(opera "il recinto" 50x70 - china di Carmelo Cozzo)
Al cipresso
ti affaccendi, dondolando la capigliatura,
impettita e mai dal vello torto ( ).
T’hanno battezzato sommo sovrano dei camposanti,
io, piuttosto, intitolerei te, supremo imperatore degli alberi (2).
Dall’ombrosità scarnita
come la mia sagoma carnale,
hai la pupilla cauta e guardinga
sui tuoi inverditi vassalli (3).
Meridiana innegabile e primigenia
sorella dell’astro del dì,
scandisci l’albore dell’essere (4).
Abbocchi all’eritema stellare del mezzodì
e, alla fine, ritmi l’avemaria del vespro,
di figlie d’Eva, che guaiscono
per i coniugi del tuo sepolcreto (5).
(opera di Ionella Ferro . disegno in china 30x40 - effettuato per la poesia stessa)
Una lode all’Etna
Che cosa fisserei, qualora tu, non ci fossi?
Come sarebbe, il crepuscolo delle ore di Dio
spoglio di quella tua mantella, colore talco?
Come sarebbe, il firmamento, all’oscurità,
qualora, non ci fossero, i tuoi stratagemmi di roghi e falò
maculati di fulvo e arancio?
A quale ventura muoverebbe, il mio tallone,
qualora, non ci fossero, i tuoi sentieri e le tue mulattiere
che la Luna impallidisce, al tempo delle tenebre,
e il Sole irradia, al tempo delle fate ( )?
Sentieri ombreggiati dalla betulla
e mulattiere picchiettate dalla ginestra (2).
A quale ventura muoverei?
Eppure, ci sei.
Questo imploro, giacché, questo, m’abbisogna (3).
(opera "Etna in eruzione" di Carmelo Cozzo - 50x70 - china)
Un’ode al vino
Bagliori scintillanti astrali,
avvinghiando in convulso amplesso
magici acquazzoni appassionati,
eiaculano sulle zolle d’ogni patria,
gremendo di sangue la coppa di Bacco ( ).
Dal respiro incollerito degli dei,
dalla caldana della terraferma,
fosti partorito col nome Vino (2).
Il pellame delle otri sagomò da placenta
e l’oblio tetro del barile fu l’utero festoso (3).
Balsamo per ogni perplesso dilemma,
toccasana per ogni vergine condotta al coito (4).
Alleato dei regnanti e compagno dei miseri (5),
al conato conduci il verbo d’ogni reticente gradasso (6).
Pontefici t’hanno eletto come osanna alla crociata,
condottieri t’hanno inghiottito in copiose lacrime
ore prima di scemare coi destrieri invocando Morte (7)!
La caraffa del dì solenne farcisci di marmorea orina,
panacea per chiacchiere ingannevoli,
di un tempo giammai omesso (8).
Dai palmi scalfiti del vignaio nottambulo
è fiorito un sovrano alchimista (9).
Col tuo assenzio nelle mie viscere,
albeggiano ali dalla gobba che foggiasti (10).
D’incenso sia incoronato colui che dal tuo ventre,
grava demoni e intaglia simulacri di spirito (11).
Dorme più dottrina nel fiasco da te colmato
che nelle sontuose biblioteche di paradisi regali (12).
(opera "Natura morta" - 30x40,matita di Maruska La Rosa)
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Sono solo una parte delle poesie della prima parte del volume
Vi aspetto con la II PARTE...
ciao... sono interessanti e belle queste poesie... a me è piaciuto in particolare Una lode all'Etna..ciao...luigina
RispondiEliminaPoesie scritte con il cuore e con l'anima, caro Alessandro, mi permetto darti del tu perchè giovanissimo, è bello sapere che ci sono giovani che fissano i momenti più salienti per diffonderli al mondo intero. Brava prosegui nel tuo percorso perché hai un cuore ricco molto ricco.
RispondiEliminaCiao, Maria Luisa
Per te Carla và il mio grazie sentito, non so come riesci con tutti gli impegni assillanti a fare tutto questo...
Ti devo inviare il mio indirizzo?
E' veramente molto bella Lui...appassionata e molto sentita per un "vulcano" chein fondo è l'anima dei catanesi.
RispondiEliminaciaoooo (mandami il tuo indirizzo per favore)
MariaLuisa conservo il tuo indirizzo per invio precedenti.
RispondiEliminaNon so come faccio...per ora diciamo che riesco, se non riuscirò più mi fermerò...(ma spero mai!)
ciaoooo e grazie per la tua continua presenza.
...e piove e piove...e pioveeeeeeeeeeeee!
Ci sono dei giorni in cui tutto sembra aver preso una piega sbagliata ma leggendo attentamente questi versi e lasciando cadere lo sguardo sul viso del giovane Montalto si avverte una sensazione di freschezza e una luce di serenità allontana velocemente le ombre oscure. I miei complimenti e un saluto carissimo.
RispondiEliminaGiuliana
Grazie Giuliana a nome di Alessandro, che purtroppo è sempre molto preso fra mille impegni.
RispondiEliminaPenso che presto si affaccerà su questo blog a ringraziare personale.
Intanto io continuo nel postare altre poesie.
salutoniii
immagini forti,ricche di metafore, un approccio alla natura molto intenso e "maschio".comlpimenti Alessandro
RispondiEliminaComplimenti, Alessandro, per queste liriche così ricche di parole, di metafore, di immagini, di ricordi, di colori, di...tutto.
RispondiEliminaMi è piaciuta in modo particolare "Una lode all'Etna": è una descrizione così viva che risveglia tutti i sensi e proietta l'immagine di questa montagna di fuoco proprio davanti ai nostri occhi.
Continuerò a leggere le tue poesie!
Un modo linguistico piuttosto passionale, che riesce a dialogare con alberi e rocce....induce ad una contemplazione particolare.... complimenti!!!
RispondiEliminaUn saluto dal profondo a tutti. Cara Lui, ci rincontriamo… “Una lode all’Etna” rappresenta, come ha già intuitivamente scritto Carla, “un vulcano che, in fondo, è l’anima” di noi “catanesi”. Oltre a essere un qualcosa di quasi spirituale, l’Etna, per noi catanesi, è una sorta di “madre” che ci ha visti crescere. Pensi che ricordo ancora e con piacere che, da bambini, al mattino, andando a scuola, dalla strada che portava al Monastero, a sua volta ospitante il plesso scolastico, la si salutava con tanto di “tu”, proferito con innocenza. Maria Luisa F., ha colto uno dei principali obiettivi della poesia, ovvero, quello di fissare “i momenti più salienti per diffonderli al mondo intero”. Cosa non facile… Complimenti e mi dia tranquillamente del tu. Mi auguro, cara Signora Giuliana, che io possa sempre avere la stessa fresca solarità che lei ha scoperto trapelante dal mio sguardo. Grazie! E grazie pure a Gabe per aver colto quel pizzico di ironica virilità, forse celata da qualche mio passo. La Signora Adelaide ha apprezzato, così come ha manifestato poco prima Lui, una particolare attrazione per “Una lode all’Etna”. Effettivamente, fra tutte quelle che compongono la sezione che la ospita è, pure a mio dire, la più simbolista e vigorosa. Per questa energica lirica ringrazio l’Etna stessa e tutti coloro i quali, trasmettendomi negli anni passati la passione per l’escursionismo naturalistico, mi hanno automaticamente dato modo di conoscerla nei suoi meandri paesaggistici, più unici che rari. Alla Professoressa Marina Salomone, devo dire che ha colto uno dei principali obiettivi della mia ricerca poetica che trapela pure da altre poesie inserite nella mia silloge e non presenti sul blog: quello di animare l’inanimato, perché, a mio avviso, di fatto, può essere animabile. E, per fare ciò, occorre solo un pizzico di fantasia; l’importante è rimanere dentro un pochino bambini e sognare, sognare, sognare. Cosa già insegnataci, tra l’altro, da Carducci e da Pessoa. Soltanto così, forse, ci si può immergere in una contemplazione estrema e primitiva che quasi sfiora quella che era la quotidiana estasi voluta dagli Indiani d’America (che, a me, piace tanto come concetto vitalistico). Da notare che io non antropomorfizzo l’inanimato e neppure ciò che è tale, come i regni vegetale e animale, non umanizzo nulla, mi limito a energizzarli un pochino in più rispetto a quanto già non lo siano. A presto e grazie a tutti per avere degnamente e ulteriormente stimolato i miei neuroni e la mia voglia di comunicare. Alessandro Montalto
RispondiEliminaQuanto si sente Ale...che hai voglia di dire e di raccontare. Hai tante ma tante cose veramente da raccontare, nonostante la tua giovane età.
RispondiEliminaE' un vero peccato che tu sia oberato da ritmi frenetici, ma capisco perfettamente che la vita...non è "solo" poesia.
Per quanro riguarda L'ETNA ho avuto questa sensazione "dell'anima" perchè da quando sono giunta dalle Vostre parti, conoscendo ioltre lo zio Carmelo, nonchè una mia cara amica la netta sensazione della carnalità di questo monte per tutti Voi catanesi è molto evidente...ecco perchè ho scritto così...ma tu mi stai confermando la mia sensazione.
ciaooo a risentirci